PROSECCO E SPUMANTE: QUALE DIFFERENZA TRA DUE ECCELLENZE ITALIANE?

Prosecco e Spumante: quale differenza tra due eccelenze italiane?

Quando c’è qualcosa da festeggiare, che sia un compleanno, una cerimonia o l’inizio del nuovo anno, è il momento ideale per tirare fuori dal frigo proprio quella bottiglia di“bollicine” tenuta da parte per un’occasione speciale. Si fa presto, però, a dire vino frizzante: infatti sono molti ad utilizzare spumante e prosecco come sinonimi, ma non è proprio così.
Vediamo, allora, qual è la differenza tra prosecco e spumante.

Spumante:
la prima differenza tra prosecco e spumante è il fatto che, quando facciamo riferimento al secondo, parliamo di una vera e propria categoria di vini. In particolare, quelli che, all’apertura della bottiglia, fanno fuoriuscire schiuma. Essa è una conseguenza della presenza di anidride carbonica nel vino ed è prodotta direttamente dalla fermentazione.
Esistono diversi metodi di produzione dello spumante: il più diffuso è il “metodo classico”,chiamato anche “champenoise”. Il procedimento prevede che il vino rifermenti in bottiglia e ciò ci consente di apprezzare la bellezza e la qualità di bollicine fini e persistenti, quello che tecnicamente viene definito come “perlage” del vino.
In Italia sono molti gli spumanti, con provenienze, uve e regolamentazioni diverse. Un esempio ne è il Franciacorta, che a sua volta viene spesso confuso con il prosecco che, invece, è prodotto con un metodo alternativo, il Martinotti-Charmat.

Che cos’è il prosecco?
Venendo al punto, il Prosecco è un vino bianco DOC, prodotto in 5 province venete e 4 friulane (Treviso, Venezia, Vicenza, Padova, Belluno, Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine), oppure DOCG, nella versione del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore. In entrambi i casi, esiste un disciplinare che definisce il tipo di uvaggio consentito, le aree di produzione, le norme per la vinificazione, l’etichettatura.
Molta della confusione tra prosecco e spumante può derivare anche dal fatto che alcuni tipi di prosecco sono a tutti gli effetti uno spumante, del tipo prodotto con il “metodo Martinotti-Charmat”, appunto. Questo processo prevede che la fermentazione del vino avvenga in una autoclave pressurizzata a temperatura controllata per un periodo di tempo che, generalmente, va dai 30 giorni ai 6 mesi. In questa fase, grazie ai lieviti, gli zuccheri presenti si trasformano in alcol e anidride carbonica. Una volta completato il processo di spumantizzazione, il vino viene imbottigliato ed è pronto per essere servito.
Non tutti i prosecchi, però, sono spumanti: come alcune varietà specifiche quali il “Frizzante”, che prevede una breve rifermentazione in bottiglia primaverile, per essere consumato poi nei mesi estivi ed autunnali, e il “Tranquillo”, un bianco fermo di nicchia delicato e caratterizzato da profumi fruttati di mela, pera, mandorla e miele di millefiori.

Dry o Brut:
Se la differenza tra prosecco e spumante risiede, quindi, nel vitigno utilizzato, nel territorio di provenienza e nel metodo di spumantizzazione, esistono alcune analogie tra i due vini. Infatti, non c’è distinzione riguardo alle varietà dell’uno e dell’altro che dipendono dal livello di zuccheri presenti.
Entrambi possono essere Brut, Extra Brut, Dry, Extra Dry e Demi-sec, oltre che di alcune sottocategorie. Nel Brut in residuo di zucchero è minore oppure uguale a 3 grammi per litro ed è quindi un vino secco dal gusto deciso, mentre l’Extra Brut ha un residuo tra 0 e 6 grammi per litro.
La quantità di zuccheri cresce ad un valore compreso tra 12 e 17 grammi nel caso dell’Extra dry e ad uno compreso tra 17 e 32 nel Dry. Si tratta di vini dal gusto più morbido, ottimo per accompagnare la frutta. Per il dolce, invece, si può scegliere un Demi-Sec con residuo zuccherino compreso tra i 33 e i 50 grammi per litro.

Buon Vino! 

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